Odontoiatria conservativa: le otturazioni dentarie

Con tutta probabilità, solo i più fortunati non avranno mai sofferto di dolore ai denti. Tutti gli altri, invece, sapranno bene che molto spesso un malessere di questo tipo è collegato all’insorgenza di una carie. Una problematica non particolarmente grave ma che, se trascurata, può degenerare. I batteri che sono all’origine della carie, infatti, dopo aver perforato lo smalto e raggiunto la dentina, intaccano la polpa del dente tanto da poter scatenare pulpite, ascessi e distruzione di denti e radici.

Per evitare che tutto ciò accada è bene intervenire in tempo, rivolgendosi al proprio professionista di fiducia: il dentista, se valuterà la carie come circoscritta alla superficie del dente, consiglierà un approccio conservativo, ovvero un’otturazione. Questa pratica si definisce conservativa perché consente di restaurare il dente danneggiato, senza essere particolarmente invasivi e dunque senza arrivare all’estrazione. Ma come funziona un’otturazione?

Anzitutto, non c’è da temere: l’otturazione è un processo relativamente semplice e breve che porta poco dolore (o nullo) al paziente. Tutto ha inizio con un’anestesia locale del dente cariato, che viene addormentato non provocando quindi fastidi al paziente. A questo punto, il dentista inizia la rimozione della carie ed effettua un’accurata disinfezione della zona. Successivamente, procede otturando (ovvero riempiendo) le fessure che i batteri hanno creato nel dente con appositi materiali.

Tali materiali saranno scelti caso per caso ma in generale, i compositi sono adatti soprattutto per i piccoli difetti di denti anteriori e posteriori; nel caso di difetti medio-grandi ai denti posteriori, si possono preferire nuovi materiali biocompatibili e totalmente innocui; per i difetti grandi invece si può ricorrere anche agli inlay, agli overlay, alle corone parziali in ceramica (per i posteriori) o alle corone e alle faccette (veneer) in ceramica per gli anteriori. Ultimamente sono usati anche la resina e l’intarsio in porcellana.

In ogni caso, l’intera procedura dura di solito 20-60 minuti e già dopo poche ore è possibile riprendere a masticare.

Nel caso di processi cariogeni più profondi, invece, sarà necessario devitalizzare il dente o addirittura estrarlo. Per essere sicuri della gravità del danno arrecato dei batteri può essere necessario ricorre a una radiografia.

12 Febbraio, 2021