Parola alla Dott.ssa Dodon: qual è lo sbiancamento dentale più adatto?

Natalia Dodon è originaria della Moldova, precisamente della capitale Chisinau; in gioventù si è traferita in Italia al seguito della madre e ha conseguito il diploma odontotecnico presso l’Istituto “Giorgi” di Treviso. Nel 2014 si è laureata in Igiene Dentale all’Università di Padova. Fra un anno festeggerà i suoi primi 10 anni di carriera, tutti nel gruppo Odontosalute.
Dottoressa, quali sono le tipologie di sbiancamento disponibili?
Ci sono diversi modi per ottenere denti più bianchi, anche se tutti utilizzano il medesimo principio attivo del Perossido concentrato in un gel da applicare ai denti. Partiamo dall’ultimo arrivato, il trattamento rapido; si chiama così perché dura un quarto d’ora e si esegue al termine dell’igiene professionale. Ha un effetto che a me piace definire “illuminante”; dura qualche settimana e poi svanisce poco a poco. Ha il pregio di far conoscere ai pazienti il mondo dello sbiancamento, con un trattamento veloce e poco impegnativo. È la tecnica perfetta per chi da lì a poco deve partecipare ad un evento sociale importante e vuole apparire in forma smagliante.
E poi ci sono le altre due tecniche più tradizionali…
Sono anche quelle più conosciute e che esistono da più tempo. La prima è quella dello sbiancamento professionale eseguito in studio; la seduta dura da 45 minuti a un’ora, e può essere ripetuta una seconda volta nei casi in cui l’obiettivo di candore non fosse stato raggiunto nella prima seduta.
La seconda è quella che si esegue a casa con delle mascherine realizzate su misura.
In quest’ultimo caso il paziente viene in studio per le impronte, che vengono prese con una scansione o con un classico calco. Sulla base delle impronte vengono poi realizzate le mascherine che saranno consegnate insieme al gel sbiancante. In seguito, le mascherine dovranno essere indossate un minimo di 2 ore al giorno. I giorni di terapia variano da una settimana a 15 giorni, in base alla condizione di partenza e all’obiettivo che il paziente vuole raggiungere. È questo il bello di questa tipologia di sbiancamento, cioè che si può lavorare sui denti monitorando passo-passo il colore che si sta ottenendo e si può anche agire in maniera localizzata. Ad esempio, mi è capitato di fare uno sbiancamento su di una paziente che aveva una corona in ceramica frontale più chiara degli altri denti che nel frattempo si erano ingialliti. In questo caso ho preferito fare uno sbiancamento domiciliare, molto più graduale e che mi ha permesso di uniformare il colore dell’arcata controllando il progredire dello sbiancamento.
Anche nel caso dei canini, che spesso assumono un colore più giallo degli altri denti, prediligo lo sbiancamento domiciliare per i motivi che ho appena spiegato.
Da come ne parla mi sembra che lo sbiancamento domiciliare sia la sua tecnica preferita.
In effetti è quella che preferisco perché mi dà maggior possibilità di modulare l’intervento.
Quanto dura l’effetto dello sbiancamento professionale in studio e dello sbiancamento domiciliare?
Dovendo dare una risposta, dico in media 2 anni. Ma è un dato fortemente soggettivo, perché è influenzato dallo stile di vita e dalle abitudini alimentari. Se una persona fuma, beve molto caffè, tè, vino rosso o ha una scarsa igiene domiciliare, la durata dell’effetto si riduce.
Qual è il paziente ideale dello sbiancamento dentale?
In realtà non riesco ad individuare un paziente-tipo: le persone che chiedono di fare lo sbiancamento vanno dai molto giovani fino agli anziani, è un pubblico molto trasversale.
Magari non ci si aspetterebbe che anche una persona avanti con l’età si interessi allo sbiancamento…
E perché no? Ho diversi pazienti anziani che richiedono lo sbiancamento; è normale, con il tempo i denti ingialliscono e quindi anche in tarda età c’è la richiesta di ridare luminosità allo smalto.
Invece, a proposito dei pazienti fumatori, lei come si pone quando chiedono informazioni sullo sbiancamento?
Sono tra le persone che ne hanno più bisogno dato che il fumo ha un forte potere “ingiallente”, tanto che alcuni colleghi non consigliano lo sbiancamento a chi fuma dato che il risultato durerebbe meno di quanto succede con le persone non fumatrici. Io non la penso così; se avere denti più bianchi fa star meglio una persona, perché non aiutarla anche se i denti si macchieranno prima?
In generale possiamo dire che lo sbiancamento è sempre più popolare?
Da quando ho iniziato a lavorare ho sempre eseguito questo trattamento ma in effetti la mia impressione è che il numero di richieste stia aumentando, soprattutto grazie al passaparola. È sufficiente che lo faccia una persona in un giro di amici o parenti e gli altri notano subito che i suoi denti sono più chiari e luminosi!
Per mantenere i più a lungo possibile l’effetto dello sbiancamento, è utile concludere i pasti bevendo dell’acqua?
Sì, certo. Per esempio, se eseguo uno sbiancamento su una futura sposa nei mesi precedenti il matrimonio le consiglio di risciacquare o bere acqua dopo ogni caffè. Quindi sì, l’acqua aiuta a mantenere l’effetto dello sbiancamento.
In conclusione, cosa ne pensa del fai-da-te?
Ovviamente tutto il male possibile! Basta fare una ricerca sul web e scrivere “sbiancare denti a casa” per scoprire i metodi più disparati. C’è chi spazzola con la polvere di bicarbonato o con il sale, chi strofina con la buccia d’arancia, chi fa sciacqui con aceto di mele o succo di limone. Purtroppo mi è capitato di assistere personalmente agli effetti nel mondo reale di questa ricetta appresa su Internet: la paziente che ho incontrato e che aveva cercato di sbiancarsi i denti in questo modo, aveva lo smalto così eroso e danneggiato che non riusciva neanche a parlare perché appena apriva bocca l’aria colpiva i denti e le causava delle fitte di dolore.
Bisogna capire che lo smalto non si rigenera. Per questo l’approccio allo sbiancamento, che alla fine è un trattamento estetico dello smalto, dev’essere professionale e conservativo.