Parola alla dottoressa de Lutti: l’igienista dentale e la parodontite.

Dalila de Lutti è una dottoressa in Igiene dentale che opera nella clinica Odontosalute di Ronchi dei Legionari. Originaria di Monfalcone, nel 2009 si è laureata all’Università di Trieste e da gennaio 2010 è parte della squadra di Odontosalute. 

Dottoressa, qual è la problematica predominante tra i suoi pazienti? 

Sicuramente la malattia paradontale, che è molto molto frequente e riguarda la mia professione in particolar modo. La colpa è attribuibile ad una mancanza d’igiene domiciliare corretta, e poi ci possono essere altri fattori che vanno ad incidere negativamente, ad aggravare la situazione. 

Rispetto ad una volta, il fatto che l’Odontoiatria sia cambiata e che quindi adesso il paziente prima o poi va dal dentista, permette di intercettare la malattia prima che comporti la perdita dei denti.

Da che età nota il sorgere della malattia paradontale?

Tendenzialmente in età adulta, dai 35 anni in su.

Però bisogna fare molta attenzione ai ragazzi più giovani; se ci sono dei segni di una forte gengivite, cioè lo stato infiammatorio che precede la parodontite, il paziente va controllato e monitorato nel tempo. Se una persona giovane si presenta con questa gengivite è probabile che, migliorando decisamente l’igiene orale quotidiana, i sintomi regrediscano fino alla guarigione; altrimenti la situazione andrà verso un peggioramento. Per questo tratto anche pazienti giovani, abbastanza frequentemente. 

Lei nota un miglioramento generazionale dell’igiene dentale, i giovani sono più bravi degli anziani?

Più che altro c’è un miglioramento nel senso che i giovani sono più abituati a frequentare uno studio dentistico. Inoltre sicuramente il paziente giovane è più disposto ad ascoltare i consigli del dottore, mentre le generazioni precedenti magari sono ancora abituate ad andare dal dentista solo per un’urgenza, quando un dente fa male, per intenderci. 

Ci sono uno o due consigli pratici che si sente di dare a chi sta leggendo?

Per prima cosa è importante l’utilizzo regolare mattina e sera dello spazzolino, con la tecnica corretta che viene insegnata durante le sedute di igiene;  inoltre una volta al giorno si deve passare il filo interdentale, prima dello spazzolino. Dopodiché mediamente ogni sei mesi bisogna fare l’igiene professionale e la visita odontoiatrica. È una tempistica generica, che non vale per tutti; saranno l’igienista e il dentista a stabilire un calendario di visite in base alle esigenze sanitarie del singolo paziente. 

Entriamo nello specifico: l’igienista come cura la malattia parodontale?

Quando un paziente entra nel nostro studio – quello che sto per dire vale per tutti i pazienti, non solo quelli parodontali – ad ogni seduta gli si fa uno “screening parodontale”. È un esame veloce e indolore che permette all’igienista di avere un quadro della situazione e capire se il paziente va indirizzato all’odontoiatra. Se effettivamente si riscontra la presenza di parodontite,  si esegue una prima mappatura della bocca; in pratica, dente per dente, andiamo a sondare la profondità delle tasche parodontali, per capire fino a quanti millimetri di altezza il tessuto non aderisce più al dente. L’unione di queste misurazioni forma la cosiddetta “cartella parodontale” del paziente. 

Questa cartella seguirà il paziente nel corso della terapia, immagino. 

Esattamente; serve sia per una prima indagine in maniera dettagliata, ma soprattutto per avere dei dati obiettivi con i quali confrontarsi nel tempo, perché la cartella paradontale viene fatta pre-trattamento, post-trattamento e poi anche in fase di mantenimento.

Da quanti millimetri di profondità in poi si ritiene necessario cominciare la terapia parodontale?

Generalmente a partire dai 5-6 millimetri si parla di distacco del tessuto che sostiene il dente, quindi il dente non ha più la stabilità che dovrebbe avere; a quel punto iniziamo ad operare con le curette abbinate agli ultrasuoni. 

Dai 5 millimetri si entra in “zona pericolo”, insomma. 

È proprio così. Può capitare che un paziente si presenti la prima volta con tasche di 6-7 millimetri che post-trattamento migliorano riducendosi a 3-4. In quel caso siamo tutti felici, è un grande successo. Ma può anche succedere che le tasche mantengano la stessa profondità, senza migliorare, e che tuttavia non si verifichino ulteriori peggioramenti o sanguinamento, mentre il paziente ha cominciato a mantenere un regime molto efficace di igiene orale. In tal caso è comunque un risultato di cui essere contenti. 

Dopo la mappatura e la cartella si comincia l’igiene dentale vera e propria; ce la può descrivere?

Si comincia con un’igiene sopragengivale, seguita da delle levigature radicolari; quindi, dove ho rilevato le profondità più gravi, si utilizzano le curette e gli ultrasuoni con degli inserti particolari (dei tipi di “punte” che modificano la forma terminale dello strumento) per andare a lavorare in maniera specifica sul sito da trattare, inserendosi nello spazio tra dente e tessuto di sostegno. Tutto questo intervento che ho appena descritto per sommi capi andrà ripetuto con una periodicità da definire a seconda della condizione clinica del paziente.  

23 Ottobre, 2023