Parola ad Alberto Buccianti: le chirurgie Laser e Magnetodinamica

Il dottor Buccianti è originario di Terranuova Bracciolini, in provincia di Arezzo. Figlio d’arte, fin da bambino ha vissuto a contatto con il mondo dell’Odontoiatria. Laureatosi all’Università di Genova, ha compiuto diverse missioni di volontariato all’estero e recentemente è stato uno degli odontoiatri italiani selezionati da Colosseum per partecipare alle giornate di formazione della Colosseum Academy di Oslo. Alberto Buccianti è in forza alla clinica Sant’Agostino di Modena.
In questa puntata parleremo di chirurgia Laser e Magnetodinamica.
Dottore, nell’appuntamento precedente abbiamo parlato della crescente specializzazione richiesta dal mondo dell’Odontoiatria. Qual è la sua?
Chirurgo implantologo; dopo la laurea a Genova mi sono spostato a Milano, al San Raffaele, perché là c’erano i nomi più importanti dell’odontoiatria. Lì, come gli altri miei colleghi, ho “rubato” il mestiere; nel senso che osservi, guardi come fanno, poi cominci ad essere d’aiuto, poi diventi il “secondo”, e poi sei tu in prima persona ad operare.
Così ho sviluppato il mio percorso di specializzazione, verso l’ambito chirurgico. In particolare, mi sono indirizzato verso la Parodontologia, che ritengo la regina della chirurgia orale, perché è quella branca della disciplina che si occupa di cercare di salvare il dente naturale del paziente. L’implantologia viene dopo, dopo che non è stato possibile salvare i denti. L’atteggiamento che prediligo, perché lo ritengo il migliore dal punto di vista del paziente, è quello il più possibile conservativo.
So che lei utilizza sia la chirurgia Laser che la chirurgia Magnetodinamica. Mi può descrivere queste brevemente queste tecniche?
Il mio interesse per la chirurgia Laser viene da lontano; nel 2011 ho pubblicato su una rivista americana un articolo scritto insieme al mio relatore di tesi sulla chirurgia Laser assistita. Si tratta di un tipo di chirurgia mininvasiva che in odontoiatria è arrivata dopo l’utilizzo in campo oftalmico per correggere alcuni difetti dell’occhio.
In odontoiatria principalmente sono tre i laser che vengono utilizzati: il Laser a Diodo, chiamato “Laser a tessuti molli”, i Laser ancora più fini che sono i Laser a Neodimio e i Laser ad Erbio, che hanno la possibilità di incidere anche i tessuti duri, quindi denti ed osso.
Si tratta di una grande evoluzione tecnologica: basti pensare che la persona odontofobica spesso ha una paura che trova origine nel rumore del trapano. Con il Laser questo rumore è annullato, sostituito da un piccolo ticchettio.
Ma questo è solo uno dei vantaggi della tecnologia Laser. Per esempio il Laser a Diodo è utilissimo quando tratto dei bambini; spesso non è neanche necessaria l’anestesia. Un intervento tipico tra quelli che eseguo con il Laser è la frenulectomia, ovvero il taglio chirurgico del frenulo che tiene ancorata la lingua al “pavimento” della bocca; se questo è troppo corto la lingua ha dei problemi di mobilità che incidono sulla capacità di parlare correttamente. In questi casi il Laser interviene con una sola lunghezza d’onda, non scalda i tessuti (al contrario dell’elettrobisturi) e permette alla ferita di guarire più velocemente e senza punti di sutura.
E la chirurgia Magnetodinamica?
In questo caso lo strumento si chiama Mallet, un altro strumento che uso tutti i giorni e che è il cuore della chirurgia Magnetodinamica. Si tratta di un piccolo martelletto che con dei micro-impulsi – di origine magnetica e non meccanica – va ad agire esattamente dove noi chirurghi agiremmo con gli strumenti (le leve) tradizionali. Il vantaggio del Mallet è di essere meno traumatico e di permettere l’avulsione del dente in modo meno invasivo e più veloce, soprattutto quando si tratta di denti del giudizio.
Quindi, e questo vale anche per il Laser, con questo strumento si riesce a fare quello che si faceva con gli strumenti tradizionali ma in modo più confortevole per il paziente. Si tratta di tecnologie che sono fortemente favorevoli al paziente.
Per me, che ovviamente cerco di curare ma anche di lasciare meno segni possibile del mio passaggio, sono strumenti che, una volta che sono stati resi disponibili, non ha senso non utilizzare.
Lei utilizza il Mallet anche per gli interventi di implantologia?
Sì, e secondo la mia esperienza questo strumento raggiunge il picco della sua efficacia negli interventi per impianti situati nell’ osso mascellare (arcata superiore, n.d.i.); questo perché la mascella è molto meno “dura” della mandibola, più spugnosa e meno gessosa, con trabecole più distanziate. In pratica la mascella è un osso più “morbido” che sotto l’azione del Mallet viene compattato mentre si crea il pozzetto che ospiterà la vite dell’impianto, senza utilizzo di frese che comporterebbero la perdita di materiale osseo del paziente. Il tutto si traduce in un intervento d’impianto meno invasivo e che permette anche di avvitare la vite con una forza inferiore (35-40 Newton) di quella normalmente richiesta, sempre che non si tratti di un impianto a carico immediato.
Un altro utilizzo del Mallet è negli interventi di rialzo del seno mascellare, comuni nei pazienti che hanno perso i molari; il Mallet permette di procedere efficacemente alla compattazione dell’osso nelle zone dove questo si è ormai assottigliato tanto da dover essere incrementato da un intervento di rialzo della cresta mascellare.
Insomma, si tratta di strumenti più rapidi, più precisi e più confortevoli per il paziente.
Sì, ma mi preme di non far passare il messaggio che Laser e Mallet siano una sorta di strumento risolutore che nelle mani di chiunque riesce a fare miracoli.
Non è così, e anch’io mi sono deciso ad acquistare il Mallet solo dopo che avevo affrontato un numero di casi che ho ritenuto adeguato quanto ad accumulo di esperienza clinica.
A mio parere il paragone corretto è quello con una Lamborghini: va più veloce, è più performante rispetto ad una 500? Ovviamente sì. Ci mettereste alla guida un neo-patentato? Ovviamente no, è molto probabile che si caccerebbe nei guai. E un pilota non esperto in guida sportiva? Anche in questo caso no, ben che vada rischierebbe di utilizzare il mezzo nel modo sbagliato o solo per una frazione delle sue possibilità.
Ecco, anche in chirurgia è così: non esistono “bacchette magiche”, ma piuttosto una faretra di strumenti diversi tra cui il chirurgo di volta in volta sceglie il più adatto.