Parola al Dottor Masiero: l’aggiornamento della tecnica odontoiatrica. 

Andrea Masiero, classe ’69, ha studiato al Liceo Scientifico “Ugo Morin” di Venezia per poi iscriversi al corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria dell’Università di Padova, dove si è laureato nel 1994. Oggi il dott. Masiero è un odontoiatra specializzato in protesi che accompagna l’attività clinica a quella di Direttore Sanitario della clinica OdontoSalute di Villotta di Chions (Pordenone). 

Dottore, le chiedo un commento sulla cosiddetta “rivoluzione digitale” che sta interessando anche il suo lavoro. 

Se posso comincio dall’inizio, anzi, dal mio inizio… il 17 novembre 2017 ho svolto il mio primo caso clinico con l’ausilio dello scanner intra-orale 3Shape per eseguire un’impronta di monconi dentali. La mia sensazione è stata paragonabile al tuffarsi da un aereo senza sapere se il paracadute si sarebbe aperto o meno: questa macchina sarebbe stata in grado di rilevare un’impronta migliore delle mie eseguite in silicone?

Per farle capire… noi dentisti, abituati all’abilità delle nostre mani, alla pasta d’impronta, ad una tecnica consolidata di un certo tipo… affidarsi completamente ad una macchina è stato un bel lancio nel vuoto. Però ci siamo subito resi conto che la nuova situazione era assolutamente a favore del dentista e del paziente; oggi quando dico ad un paziente “Guardi, le faccio l’impronta” lui risponde come sempre “Adesso no, dottore, mi mette quella pasta in bocca… poi mi viene da vomitare…”, e allora ribatto “Signore, guardi, si tratta di una telecamera… le impronte noi le facciamo così adesso”. A quel punto di solito la persona s’illumina e dice “Ah, beh, questo sì che mi va bene…”.

Cosa dobbiamo aspettarci nel prossimo futuro?
Grazie alla tecnologia digitale il medico oggi ottiene un manufatto assolutamente preciso. La comunicazione con il laboratorio odontotecnico viaggia sotto forma di file, il quale viene elaborato con un programma CAD (Computer-Aided Design n.d.r.) mentre la corona dentale è prodotta con la CAM (Computer-Aided Manufacturing n.d.r.); quindi non si fanno più viaggiare i modelli in gesso, i quali si possono danneggiare nel trasporto o non combaciare perfettamente… 

Da tutto ciò deriva anche un aspetto “green” nella riduzione dei trasporti e dei rifiuti inevitabili con le precedenti lavorazioni. Insomma, c’è un vantaggio concreto nei nuovi strumenti digitali che mi aspetto che diventino sempre più diffusi nel prossimo futuro. 

A volte le novità immagino che riescano a sorprendere lo stesso medico.
Sono d’accordo. Pensi a questa cosa che le sto per dire: l’altro giorno mi è capitato tra le mani l’articolo di un’università americana. I ricercatori dell’Università della Pennsylvania hanno pensato di creare un impianto dentale più duraturo. La discussione era sulla vita degli impianti dentali. Mediamente durano circa 20 anni, però poi la salute del paziente, i batteri, la placca batterica, il biofilm, il fumo di sigaretta e alcune patologie, fanno sì che a volte debbano essere sostituiti dopo soli 5 o 10 anni.  Ebbene si sta sperimentando un impianto che genera elettricità grazie alle proprietà piezoelettriche. Ciò lo renderebbe più resistente alla proliferazione batterica. L’impianto contiene dischi con nanoparticelle di Titanato di Bario (BTO) incorporate che lavorano per creare una carica superficiale negativa sul materiale che respinge i batteri. I biofilm batterici che si accumulano sugli impianti (e sui denti veri), infatti, hanno un impatto sulla salute delle gengive, portando a danni della protesi. Questo per dirle che leggendo di questa tecnologia fantascientifica, capisco se un collega si chiede “sarà vero o non sarà vero”? Magari fra soli 5 anni saranno disponibili… magari utilizzati dal collega inizialmente più scettico.

Parlando di tecnologia ricordo che in un caso recente di cui abbiamo già discusso ha utilizzato il PMMA. Ce ne può parlare? 

Certamente; un PMMA Multistrato fresato dal pieno, la perfetta soluzione per elaborazioni dentali digitali.

È spesso utilizzato per soluzioni provvisorie ma non solo, in quanto è un materiale la cui composizione chimica lo rende particolarmente adatto alle lavorazioni in cui è necessaria la combinazione tra elasticità e tenacia tipica del polimero.

Viene prodotto in cialde gradualmente stratificate; il profilo cromatico/estetico risponde in modo egregio alle esigenze ed è sicuro sotto il profilo meccanico e biologico. Il fatto poi che il materiale sia ottenuto attraverso una sintesi con metodologie industriali fa sì che la produzione sia estremamente controllata e standardizzata. Inoltre offre una buona resistenza alla placca per merito della compattezza delle particelle che lo compongono.

Se lo definisco materiale plastico, sbaglio?

Direi che non sbaglia. Il PMMA dentale è una plastica. È un polimero termoplastico forte ma leggero. Il PMMA dentale è un materiale comunemente usato nell’Odontoiatria moderna.

Il disco di PMMA viene fresato in base al progetto CAD eseguito dall’odontotecnico, che precedentemente ho ricevuto e convalidato. In questo modo posso capire in tempo reale se il caso sta prendendo una “direzione sbagliata” e correggere gli eventuali errori prima che la protesi sia stata prodotta. 

Il PMMA ha anche delle ottime capacità di legame, nel senso che si lega molto bene al cemento composito che lo collega al dente naturale del paziente. Si utilizza una tecnica adesiva, tramite attivazione con apposito bonding.

Il manufatto in PMMA aderisce al cemento composito e questo al dente. Il medico può apportare correzioni od integrare il manufatto apportando miglioramenti direttamente “sulla poltrona” in modo relativamente semplice e senza dover ricorrere ad ulteriori sedute o ad impronte.

Infine, nel caso in cui il paziente dovesse per qualche motivo “scheggiare” qualche piccola porzione di protesi, questa è facilmente riparabile con resine composite, quelle che normalmente usiamo per le otturazioni dentali.

 

Dottore, l’intervista è finita, c’è qualcosa che non le ho chiesto e di cui vorrebbe parlare liberamente? 

In realtà sì… vede, io sono sempre stato dell’idea che il centro del nostro lavoro di medici sia il paziente e la sua cura, e questo pensiero l’ho riscontrato anche in Colossuem Dental Group, un marchio forte e determinato a sviluppare anche in Italia un modo nuovo e vincente di fare Odontoiatria con trattamenti di alta qualità, cliniche attrezzate con le più recenti tecnologie e operatori sempre aggiornati. L’obiettivo è di guidare l’Odontoiatria dalla “semplice” risoluzione dei problemi al mantenimento e al miglioramento della salute orale come parte del benessere totale.

Il nostro lavoro deve consentire un miglioramento della qualità della vita, un rapporto con gli altri che sia buono, che preveda – non lo dico a caso – un sorriso.  E così spesso mi capita di consultare l’archivio dei miei pazienti, dove custodisco le foto che devo fare prima e dopo una riabilitazione protesica; quello che mi colpisce tantissimo sono gli occhi del paziente. Foto iniziali del caso… occhi spenti con uno sguardo spesso triste e rassegnato… dolore e tristezza passano dagli occhi.

E poi foto finali del caso… ecco occhi che proprio si aprono, s’illuminano; leggi la gioia in questi occhi nuovi.

Lo sappiamo da sempre che gli occhi sono lo specchio dell’anima.

Tu come dentista vedi i pazienti che sorridono e sembrano rinascere.

Realizzi che sei tu, insieme ai tuoi colleghi, l’artefice del cambiamento. Posso affermare per esperienza diretta che assistere a questa sorta di esplosione di benessere fisico e psicologico è impagabile. 

 

21 Luglio, 2023